“Pochi ma buoni”: il mio nuovo mantra quotidiano
In queste settimane trovo una certa difficoltà nel far percepire ai clienti il valore del mio lavoro e, a volte, pure quello dei miei colleghi. Come se d’un tratto tutti fossero diventati esperti di web marketing e sapessero esattamente cosa faccio, come lo faccio e come deve essere fatto il mio lavoro.
E dettano legge su quello che, in questi quattro anni, ho imparato, senza dar peso ai miei consigli.
La sensazione che mi pervade è quella che può provare una principiante che ha appena aperto partita iva e sta imparando il mestiere.
Terribile. Davvero, non è una bella sensazione.
Pochi ma buoni, piuttosto che tanti ma stressanti
Negli ultimi tempi ho lavorato seguendo un consiglio datomi da una persona a me vicina:
porta a casa più che puoi, Martina. E chiedi più che puoi. Poi vedrai come gestire il tutto, ma intanto, porta a casa.
Tralasciando eventuali commenti sul modello di business proposto, ho voluto seguire il consiglio con l’obiettivo di uscire dal mio caro e amato regime dei minimi. Un regime dove sei più o meno al sicuro, dove non hai grosse uscite di cassa durante l’anno ma nemmeno grosse entrate. Un regime che, se ben gestito, ti permette di vivere tranquillamente aggiungendoci pure qualche viaggio durante l’anno 🙂
O almeno, per me fino ad ora è stato così.
Ma prendere quanti più clienti possibili e non avere una struttura in grado di sostenere la mole di lavoro, significa lavorare 18 ore al giorno, e farlo male, perché non hai neanche il tempo di formarti per mantenere quel cliente e dare valore aggiunto a ciò che stai facendo.
E ti accorgi piano piano che, invece di andare avanti, stai tornando indietro, ti stai perdendo un sacco di cose su cui avresti dovuto restare aggiornata e ti stai comportando come la segretaria di turno del tuo cliente.
Questa era la situazione in cui mi sono trovata a settembre 2018.
Da quel momento ho detto STOP ed ho iniziato a riflettere.
Nel corso di questa riflessione mi sono resa conto, con esattezza, cosa NON volevo ottenere nei prossimi anni:
- aprire una mia agenzia di comunicazione;
- pagare ancora più tasse di quelle che già pago ora;
- evitare durante l’anno di potermi prendere ferie e viaggiare;
- lavorare più di 10 ore al giorno per portarmi a casa uno stipendio netto buono, ma nella media.
Preferisco lavorare con pochi clienti ma molto buoni sia per quanto riguarda l’aspetto economico, sia, e soprattutto, per quanto riguarda l’aspetto personale.
Se mi trovo bene a lavorare con una persona, se c’è feeling e scambio reciproco di competenze, allora diventa tutto più semplice e gestibile.
Vittoria Diamanti mi ha sempre detto che il cambiamento è sano, è qualcosa che fa parte della vita e che dobbiamo affrontare sempre e comunque. A volte veniamo messi davanti ad alcune sfide che sembrano insormontabili, ma nel momento in cui si iniziano ad affrontare e si superano, allora ci viene da esclamare quanto siamo stati sciocchi nel pensare che quelli iniziali fossero i veri problemi.
Tanto per fare un esempio…
Sono sempre stata ansiosa e agitata quando mi viene chiesto di affrontare una platea, anche molto piccola, per una presentazione o un corso di formazione, con tanto di slide formative. La mia paura è sempre stata quella di finire tutte le slide in pochissimo tempo e di non avere nient’altro da dire al pubblico. Scena muta…
E adesso che si fa?
Invece, ora so che bastano anche 4-5 slide per parlare per più di un’ora, con tutta la disinvoltura che serve e la competenza che ho acquisito nel tempo.
Ma come scegliere le persone e i clienti con cui lavorare?
Nella mia settimana tipo, si sono aggiunte davvero molte cose da fare, da un anno a questa parte. E ciò mi ha fatto capire che il tempo non è infinito e che bisogna mettere dei paletti anche a coloro che scelgono di lavorare con noi.
Basti pensare a quel cliente che sa solo farti perdere tempo con richieste assurde o con uscite del tipo: “tanto ci metti poco a farlo”…
Ecco, io non ne voglio più sapere niente.
Lavorare con chi sa dare valore al tuo tempo sarebbe il top per chiunque fa il mio mestiere!
Persone che collaborano con te perché sanno quanto ti dedichi e che, anche se farai degli errori, avrai fatto al meglio delle tue possibilità. E sarai pronta a migliorare e cambiare quanto sbagliato per trovare la chiave giusta per l’ottenimento di un risultato.
Sono convinta che la qualità della vita si misuri in quanta importanza si riesca a dare alle cose che contano davvero al di fuori di quelle 8-10 ore di lavoro. Perché molte volte ne bastano 4 di ore super concentrate per fare bene quello che si farebbe in 8 ore.
Solo che siamo stati abituati che se non ne fai 8 vuol dire che non fai o non sei abbastanza.
Cambiare questo approccio mentale è la direzione che tanti stanno prendendo: quanti sono i casi di persone con un ottimo lavoro, ben retribuito, ma che, da un giorno all’altro, si licenziano e iniziano a girare il mondo?
Ne sento ogni giorno di storie come questa. Ci sarà pure un motivo.
Siamo perennemente spinti dal desiderio di libertà e di vivere in libertà, senza vincoli e senza limiti di spazio o di tempo. E, oggi, abbiamo tutte le possibilità per diventare ciò che vogliamo.
Basta crederci e concederci il tempo di cui abbiamo bisogno.
E con questa “perla di saggezza” chiudiamo i battenti per oggi, alla prossima! Se l’articolo ti ha incuriosito e condividi con me questi pensieri, lasciami un commento o iscriviti alla newsletter!
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